Lavorare all’estero durante una pandemia: l’esperienza di un cuoco belga in Finlandia

La determinazione è il fattore chiave

Nonostante la carenza di cuochi a Bruxelles, Ahmed aveva difficoltà a trovare un lavoro. «Ho inviato probabilmente circa 100 candidature e ho ricevuto solo due o tre risposte, tutte negative. È difficile conservare la motivazione quando nessuno ti risponde, ma non volevo rimanere con le mani in mano senza fare niente», afferma Ahmed.

È allora che il giovane cuoco ha deciso di tentare la fortuna all’estero e si è messo in contatto con i consulenti EURES di Actiris International , il dipartimento di mobilità internazionale del servizio pubblico per l’impiego della regione di Bruxelles.

«Quando ho ricevuto un’offerta da Actiris International per un lavoro stagionale in un resort finlandese, mi sono candidato subito. Dopo un colloquio con l’équipe di EURES, la mia domanda è stata rapidamente inviata al datore di lavoro.»

Una settimana per il trasferimento

Dopo il primo colloquio la situazione si è evoluta molto velocemente per Ahmed. «Il giorno dopo ho avuto un colloquio telefonico positivo con il datore di lavoro e la settimana successiva sono arrivato in Lapponia. Tutto l’iter della candidatura si è svolto in inglese. Non sono bilingue ma la mia conoscenza dell’inglese deve essere stata ritenuta sufficiente», dichiara il cuoco belga.

Ahmed è stato assunto come cuoco capo partita. «Ruotavo tra diverse posizioni, ma ero principalmente responsabile della preparazione di dolci e pasticcini. Benché fosse offerta una cucina di tipo internazionale, ho imparato anche a preparare piatti finlandesi tradizionali.»

La pandemia

Il contratto di Ahmed andava dal dicembre 2019 all’aprile 2020, ma quando la pandemia ha colpito la Finlandia, in marzo, il resort ha dovuto chiudere. Invece di tornare a Bruxelles, Ahmed ha deciso di continuare il suo viaggio, reso più forte dall’esperienza fatta in Lapponia.

«Mi sono trasferito a Helsinki e, dopo qualche settimana, ho trovato lavoro in un sushi bar. Qui ho imparato a tagliare il pesce e a preparare il sushi: un’esperienza interessantissima. Ma poi, la seconda ondata di COVID-19 ha colpito la Finlandia, portando alla chiusura di tutti i ristoranti, e non ho potuto fare altro che tornare in Belgio», ricorda Ahmed.

Nonostante le sfide che ha affrontato durante la pandemia, Ahmed non si pente di essere andato in Finlandia. «Mi sono trovato benissimo in Finlandia e penso di farvi ritorno appena ne avrò la possibilità. Apprezzo molto la mentalità degli scandinavi, che sono molto accoglienti e aperti. Incoraggio tutti coloro che considerano l’eventualità di lavorare all’estero a compiere questo passo. È un’esperienza molto positiva.»

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